Thursday, February 28, 2008

benevento dice

Di seguito il volantino distribuito dalle Donne Libertariedi Benevento.




CONTRO L’INGERENZA DELLA CHIESA E DI QUALSIVOGLIA AUTORITA’ NELLENOSTRE VITE.CONTRO LA DOMINANTE LOGICA “DUALISTICA”: RIAPPROPRIAMOCI DELLA NOSTRALIBERTA'!Negli ultimi mesi, quasi a rinvigorire la fiamma mai spentadell’oltranzismo religioso, come pure a riconfermare il millenario legameche intreccia indissolubilmente potere secolare e temporale-due facce dellamedesima medaglia di oppressione e dominio dell’uomo sull’uomo-,un’anacronistica campagna catto-patriarcale e sessista calca le scenedella politica italiana e della vita pubblica.Protagonista, questa volta, crociato dell'ennesima "guerra santa"intrapresa dal fondamentalismo cattolico, è il camaleontico GiulianoFerrara -anima intimamente e perennemente divisa tra destra e sinistra; oraappartenente all'area centro-destrina, prima al soldo del Pci, insommaperfetta incarnazione di quell'emblematico trasformismo politico, di ecomastelliana, che domina il teatrino della politica italiana- promotoredella moratoria universale sull'aborto, col beneplacito dei cardinali Ruinie Bagnasco ( "presentissimi", paradossalmente, anche nell'ultimalegislatura di centro-sinistra).Se si prescinde dagli approcci "tecnicistici" di parte dell'arcoistituzionale (si pensi alla proposta in 5 punti di Rocco Buttiglione), lamoratoria sembra assumere le sembianze di un attacco sostanzialmente"ideologico" alla pratica dell' interruzione volontaria di gravidanza ealla legge che, dal maggio del 1978, ne regola lo svolgimento (lacitatissima 194): essa cioè, riproponendoci scenari che pensavamo conclusinegli anni '70 -quando le donne scendevano in piazza per garantirsi egarantirci la libera scelta sull'aborto- cela un intento evidentemente"mistificatore-oscurantista" rispetto a una pratica (quella abortiva) datempo attuata e alla decisionalità della donna sul proprio corpo e lapropria vita.Sono poi il pericoloso parallelo pena di morte/aborto, su cui s'è tentatodi rilanciare il dibattito su quest'ultimo, da un lato, e la speculazioneelettorale della moratoria, dall’altro, a esplicitare, in tutta la suaevidente drammaticità, l’assoluta funzionalità della Chiesa agliinteressi di Stato, l’organicità di due autorità che da tempo immemorecementificano il loro potere sulla tomba della nostra libertà.Dunque la moratoria sull’aborto, centrale punto programmatico della lista“Per la vita” con cui Ferrara correrà alle prossime politiche, nonpuò che configurarsi come il vincente “cavallo di battaglia” delmomento, più domabile da cavalcare in vista delle future elezioni,nonché come il modo migliore per far “abboccare” gran parte del popoloitalo-papalino.Colui che ora si erge prepotentemente in difesa della “Sacralità dellaVita” del feto (il guerrafondaio Giuliano Ferrara), che chiama l’aborto“omicidio”, non molto tempo fa, infatti, ha supportato, con altrettantaveemenza, tutti gli interventi militaristi statunitensi, a partire dallaguerra del Golfo, fino al più odierno massacro rappresentato dalla guerrain Iraq.Che forse la vita dei 63.000 civili iracheni divorati dall’arma americana(con la complicità anche del Governo italiano), vale meno di forme di vitaembrionali?! Forse che essi non sono considerati “essere umani” perchénati nella metà sbagliata del mondo?! La loro morte non è deliberatoomicidio?! Non è sangue versato, magicamente trasformato in denaro per unapiccola minoranza che decide della nostra vita?! … ma questo è un altrodiscorso.Ciò che ci interessa riaffermare in questa sede, contro l’ingerenzadella chiesa e di qualsivoglia autorità nelle nostre esistenze, contro ilpersistere di certe logiche medievalistiche, che ci vorrebbero relegate, daquesto punto di vista, unicamente al ruolo disumano e disumanizzante di“incubatrici” e “macchine da riproduzione”, contro ogni biecotentativo di strumentalizzare le nostre ragioni a mero scopopolitico-elettorale, è la nostra libertà di scelta, il “diritto” adautodeterminarci, come donne e come persone; la necessità di essere unichearbitre del nostro corpo e della nostra mente, il che comportal’imboccare, alla luce della nostra sola individualità, anche sceltedolorose e sofferte (giacchè, contrariamente a quanto comunemente sicrede, l’aborto non è mai un mero capriccio, ma, in quanto interventoinvasivo e chirurgico a tutti gli effetti, una scelta intima e gravosa, cheavrà sempre i suoi buoni motivi e a cui seguirà una lunga convalescenzasia fisico-ormonale, che, soprattutto, psicologica e recondita).L’era in cui viviamo tramite lo stato di dominio del Capitale, haadottato l’ “ideologia della scelta”. Una scelta illusoriaovviamente, la quale consiste nel far credere alla donna che è in grado didecidere se abortire o no, se diventare autonoma o restare legata a vecchiruoli e stereotipi. In questo modo l’infetta finzione democratica tentadi fare del corpo umano stesso un “parlamento” in cui la donna“voterebbe”, grazie ad un’informazione pilotata dagli organi delpotere, le uniche tre opzioni concessele, ossia aborto, contraccezione,procreazione, che sono in ogni caso riduttive per la donna e mera rispostadel sistema, che, così facendo, cerca di far passare per liberazione ciòche in realtà è dominio.Allo stesso modo, contro logiche “binarie” e dualistiche, come si èdetto funzionali al sistema, che ci vorrebbero in piazza, in questi giorni,a parteggiare per le uniche due opzioni forniteci dall’ideologiadominante, ossia rivendicatrici di un “diritto” concessoci anni fa conuna legge (la 194) tutelata dalle forze del (dis)ordine borghese, oppureasservite alla vaga cultura “pro life” che sta prendendo piede semprepiù nel nostro paese (e che tra l’altro contrasta vivamente con lepolitiche sociali a sostegno della maternità), ebbene noi ci ergiamo indifesa di noi stesse, delle complesse ed innumerevoli motivazioni cheinducono una donna ad abortire o meno, consce del fatto che una maternitàconsapevole e voluta è indubbiamente meglio di una determinata, peresempio, dal malfunzionamento di un contraccettivo.Consapevoli delle contraddizioni cui, per forza di cose, andiamo incontrocome anarchiche in un epoca storica, fondata sullo sfruttamento delCapitale, che ci costringe a rivolgerci, anche per esigenze esclusivamentecontraccettive, alla medicina ufficiale, pilotata pure essa dagli interessidominanti, auspichiamo, lungi dall’identificarci con una logica stataledi “diritti/doveri” e dal credere che un diritto debba passareattraverso una legge, una società liberata dai vincoli dell’autorità,dal giogo patriarcale, statale ed ecclesiastico, in cui rapportarciserenamente col nostro corpo e le nostre scelte.Affermava significativamente Emma Goldman, militante anarcofemminista, inuno scritto pubblicato all’inizio del secolo scorso dalla casa editriceMother Earth, a proposito della donna e del suo ruolo politico-sociale:“(…) il suo sviluppo, la sua libertà, la sua indipendenza devonovenire da e per mezzo di se stessa. In primo luogo, rifiutando che chiunqueaccampi diritti sul suo corpo; rifiutandosi di partorire figli se non lidesidera; rifiutando di essere serva di Dio, della società, dello Stato,del marito, della famiglia, ecc., rendendo la propria vita meno semplice,ma più profonda e ricca. (…) Solo questo, e non la scheda (elettorale),libererà la donna, farà di lei una forza finora sconosciuta al mondo, unaforza per il vero amore, per la pace, per l’armonia; una forza di fuocodivino che dà vita; che crea uomini e donne liberi.”

Donne Libertarie beneventane

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